Sappiamo quanto l’ascolto attivo sia una soft skill fondamentale, molto apprezzata sul lavoro e nella vita privata. Dalla creazione di relazioni di fiducia al miglioramento delle competenze, fino alla riduzione di incomprensioni e tensioni, un ascolto attento porta numerosi vantaggi all’interno di un team aziendale.

Spesso, però, l’ascolto attivo viene confuso con altre tipologie di ascolto, meno impegnative e meno efficaci per la comunicazione. Scopriamo insieme quali altri tipi di ascolto possiamo mettere in atto:

  • Passivo: è un tipo di ascolto superficiale e inefficace, che di fatto non porta a una comunicazione. Chi ascolta, infatti, non presta attenzione alle parole dell’interlocutore. Una buona descrizione dell’ascolto passivo è il classico detto “entra in un orecchio ed esce dall’altro”
  • Selettivo: è il tipo di ascolto più comune. Durante una conversazione, chi ascolta presta solo attenzione a ciò che vuole sentire, filtrando così il messaggio. Anche in questo caso non avviene una vera comunicazione, in quanto parti del discorso vengono ignorate e non recepite
  • Attivo: è il tipo di ascolto che permette una comunicazione efficace. Chi ascolta in modo attivo, presta attenzione al messaggio dell’interlocutore e rimane concentrato sulla conversazione. A differenza dell’ascolto selettivo, l’ascolto attivo è privo di pregiudizi: non filtra e non giudica

Il primo passo per migliorare la nostra capacità di ascolto è la consapevolezza: solo quando ci accorgiamo in quale livello siamo, possiamo impegnarci a elevare la nostra attenzione, empatia e concentrazione durante una conversazione.

Cinque passi verso un ascolto attivo

Primo passo: prestare attenzione

La nostra mente tende a divagare: secondo una ricerca condotta nel 2010 dagli psicologi Killingsworth e Gilbert dell’Università di Harvard, passiamo quasi il 50% del nostro tempo a pensare a qualcosa di diverso da quello che stiamo facendo. Ricordatevi di questa tendenza quando ascoltate e, se vi ritrovate a divagare con la mente, riportate la vostra attenzione alla conversazione in corso.

Secondo passo: non interrompere

Durante una conversazione, siamo abituati a intervenire in qualsiasi momento, senza lasciare a chi parla il tempo di finire il proprio discorso. Abituatevi a non interrompere il vostro interlocutore, a non prendere la parola finché non è il vostro turno. Le interruzioni, infatti, possono portare a distrazione, oltre a essere viste come un segnale di disinteresse.

 

Terzo passo: non anticipare

 

Quando ascoltate, siate pazienti e rispettate il ritmo del vostro interlocutore. Se chi parla si prende una pausa, non cercate di anticipare le sue parole per accelerare la comunicazione. Non completate i discorsi altrui: al contrario, lasciate sempre al vostro interlocutore il suo spazio, senza essere invadenti.

 

Quarto passo: mantenere un contatto visivo

 

Guardare chi sta parlando è un chiaro segnale di attenzione. Durante una conversazione, mantenete il contatto visivo con l’interlocutore e riponete altre fonti di distrazione, come il cellulare o il computer. Mantenere un contatto oculare vi aiuterà anche a ridurre le fonti di distrazione esterne.

 

Quinto passo: parafrasare

 

Se volete veramente comprendere una persona, l’atto del parafrasare può venirvi in aiuto. Dopo aver ascoltato attentamente il vostro interlocutore, prendetevi un momento per parafrasare – ovvero per dire con le vostre parole – ciò che avete appena ascoltato. Grazie a questo momento di parafrasi, l’altra persona potrà confermare o meno se avete pienamente compreso il suo discorso.