“Cosa sta succedendo ai nostri giovani? Mancano di rispetto ai loro anziani, disobbediscono ai loro genitori, ignorano le leggi. Gozzovigliano nelle strade infiammati da idee selvagge. La loro morale è decadente. Cosa ne sarà di loro?”
Chi ha scritto questa frase? No, non è qualche saggista da salotto televisivo, pensando ai giovani che seguono Sfera Ebbasta. E’ una frase di Platone!
Da sempre le vecchie generazioni non capiscono le nuove generazioni e ritengono difficile comunicare con esse!
Da sempre esiste una diversità culturale e comunicativa tra le generazioni e…perché no…un po’ di invidia da parte delle vecchie generazioni.
Nessuna sorpresa quindi che da alcuni anni ormai, dal mondo del lavoro, arrivino voci sulla difficoltà e il pericolo nel gestire i Millenials e ormai anche la generazione Z.
Chi sono i millenials? Ecco uno schema delle generazioni:
VETERANI |
BABY BOOMERS | GENERAZIONE X | GENERAZIONE Y (MILLENIALS) | GENERAZIONE Z |
Prima del 1945 | Tra il 1946 e il 1964 | Tra il 1965 e e il 1979 | Tra il 1980 e il 2000 |
Dopo il 2000 |
C’è da dire però che questa suddivisione non è univoca, e diversi istituti di ricerca adottano confini diversi. Sicuramente i millenials rappresentano, in questo momento, una fetta importante del mondo lavorativo, nel 2015 negli Stati Uniti sono diventati addirittura la parte più consistente.
I millenials sono tra noi dunque e sono effettivamente circondati da una cattiva reputazione. In una ricerca di IPSOS MORI le parole chiave associate ai millenials sono:
1) Esperti tecnologici
2) Materialistici
3) Egoisti
4) Pigri
5) Arroganti
Mentre le parole chiave associate ai baby boomers sono:
1) Rispettosi
2) Centrati sul lavoro
3) Orientati alla comunità
4) Ben educati
5) Etici
Che differenza! Ma sarà vero? Nell’introdurre questo articolo abbiamo visto che la differenza tra generazioni e la comunicazione tra generazioni diverse è sempre stato un problema! Questo vale in maniera ancora più marcata in un’epoca dove i cambiamenti nella società sono sempre più veloci (l’era esponenziale che stiamo vivendo).
Quando si tracciano i profili generazionali poi bisogna seguire alcune cautele. Non bisogna confondere cambiamenti generazionali con cambiamenti nella società stessa, validi per tutte le generazioni: ad esempio in questo momento l’uso incauto delle tecnologie sta abbassando, a tutte le generazioni!, la capacità attentiva, e quindi la capacità di gestire informazioni complesse. E non bisogna prendere come cambiamenti degli aspetti che sono semplicemente ritardati per via dello spostamento delle tappe importanti di vita: in generale si sta registrando un aumento dell’età media dei genitori, quindi al lavoro possiamo trovare quarantenni neo papà e neo mamme, con tutti i passaggi che questo nuovo ruolo comporta. Similmente si stanno allungando anche i tempi di convivenza con la famiglia originaria, e questo ovviamente ha una serie di importanti conseguenze sulla struttura psicologica delle persone.
Vediamo dunque tantissime notizie legate ai millenials ma è chiaro che bisogna adottare un atteggiamento critico verso di esse. Ad esempio alcuni articoli scrivono:” La generazione Y vuole influenzare il lavoro del team e sapere che il proprio lavoro contribuisce a fare la differenza. Per motivare queste persone, bisogna far capire loro come il loro lavoro contribuisca al raggiungimento degli obiettivi aziendali e, in particolare, al supporto della responsabilità sociale aziendale”[1] Ma questo non vale per ogni generazione? Vediamo allora quali caratteristiche dei Millenials al lavoro sono vere e quali invece sono mitologie[2].
[1] Rapporto Microsof: “4 modi per motivare la generazione Y sul lavoro”
[2] I dati sono presi dal rapporto IPSOS MORI citato prima a cui rimandiamo per una visione generale