Le nuove tecnologie non hanno semplicemente trasformato il mondo del lavoro e le competenze richieste ai dipendenti, ma hanno anche portato cambiamenti radicali nel sistema formativo aziendale. Le classiche lezioni frontali e in aula sono state sostituite dal cosiddetto digital learning, ovvero da metodi di formazione interattivi, basati su una classe virtuale, disponibili on demand e fruibili da mobile.
Secondo un sondaggio del 2016 condotto dall’Osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico di Milano, già allora il 75% delle aziende italiane pensava che il digital learning fosse più efficace rispetto ai metodi tradizionali. “Evitare il digital learning oggi è come continuare a incidere parole su pietra piuttosto che utilizzare la stampa”, si legge nell’articolo How to get it “right” della società internazionale di consulenza KPMG.
Che cos’è il digital learning
Facciamo un po’ di chiarezza sul significato di digital learning, spesso erroneamente considerato un sinonimo di E–learning: in realtà, il primo concetto incorpora e va ben oltre il secondo. Come spiega sempre l’Osservatorio del Politecnico di Milano, “con il termine digital learning si indica una piattaforma integrata di canali e strumenti a supporto dei programmi di formazione che permettono di formare in maniera più efficace le persone, utilizzando i mezzi più adeguati alla fruizione dei contenuti.”
Dalle virtual classroom ai webinar, dall’ E–learning ai social network, fino all’utilizzo di piattaforme digitali e di applicazioni mobile, sono diversi gli strumenti a disposizione del digital learning. Via libera anche a iniziative di gamification, esercizi, quiz e test pratici per coinvolgere i partecipanti al 100 per cento.
Un cambio di strumenti, ma soprattutto un cambio di mentalità
Per restare al passo con la digital transformation, anche la formazione deve diventare digitale. Ma una formazione innovativa non si traduce nel semplice utilizzo di strumenti all’avanguardia e materiali fruibili online: questi, da soli, non possono risolvere nulla. Digital learning è prima di tutto un cambio di atteggiamento e di mindset, che deve coinvolgere manager, HR e tutti i dipendenti.
La prima cosa da riconoscere è il bisogno di apprendimento continuo che accumuna i lavoratori a ogni livello. Nello scenario attuale, l’aggiornamento costante non è più un optional ma una necessità: è il solo modo per restare al passo con i tempi. A confermarlo lo studio Coming of Age Digitally: Learning, leadership, and Legacy condotta da Deloitte nell’estate 2018: il 90% degli intervistati (dipendenti di un campione di aziende) ha dichiarato fondamentale aggiornare le proprie competenze almeno una volta all’anno, per lavorare efficacemente.
In un contesto lavorativo sempre più agile, digitale e fluido, la formazione frontale e standardizzata è obsoleta. Per avere successo, le imprese devono proporre un percorso formativo più fruibile, flessibile e personalizzato, così che i dipendenti possano partecipare ai corsi in base alla propria disponibilità, senza limiti spazio–temporali. Il bello della formazione digitale è che allarga i confini della conoscenza: si abbattono costi e confini, permettendo una diffusione capillare dei saperi e dei valori.
Fondamentale anche la creazione di piattaforme specializzate, con contenuti ad hoc di alto livello e strumenti innovativi, per stimolare la partecipazione ai programmi di training. Solo così i dipendenti smetteranno di sentirsi obbligati a seguire i corsi formativi; al contrario, si sentiranno valorizzati, coinvolti e protagonisti.
Le aziende che riusciranno a capire e soprattutto a trasmettere la grande forza del digital learning ai propri dipendenti saranno quelle in grado di fronteggiare le sfide del mercato. La verità è che le tecnologie modellano il mondo del lavoro, ma i protagonisti sono e saranno sempre i lavoratori, ciascuno con il proprio bagaglio di competenze ed esigenze. Escluderli o sottovalutarli non ripaga mai.