Con l’allungarsi dell’età pensionabile e l’aumento dell’aspettativa di vita, oggi più che mai nelle aziende coesistono diverse generazioni di lavoratori con idee, valori, stili di vita, aspirazioni e competenze molto distanti tra loro. Provate a pensare agli over 60 e ai ventenni che muovono i primi passi nel mondo del lavoro: se i primi sono abituati al posto fisso, alle lunghe riunioni face-to-face e agli appunti carta e penna, i secondi sono iperconnessi, velocissimi e comunicano attraverso i social network.

Ma cosa comporta la compresenza di diverse generazioni sul posto di lavoro? Secondo Maria Cristina Bombelli, fondatrice e presidente di Wise Growth e autrice del libro Generazioni in azienda. Se gioventù sapesse, se vecchiaia potesse, “la gestione delle differenze generazionali è una delle maggiori sfide del prossimo futuro”. Prima di capire come possono persone così diverse convivere e lavorare in modo armonioso, chiariamo subito il significato di generazione.

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Di cosa parliamo quando parliamo di generazione

In sociologia il termine “generazione” viene utilizzato per identificare un insieme di persone nate nello stesso periodo storico e sottoposte a determinati eventi (sociali, culturali e politici), da cui nascono valori e atteggiamenti comuni. L’intervallo temporale tra una generazione e l’altra è di circa 20 anni.

Attualmente sono quattro le generazioni che si trovano a condividere lo stesso posto di lavoro. Scopriamo insieme le loro caratteristiche.

  • Baby boomer (nati tra il 1946 e il 1964)

I baby boomer sono i figli del boom economico; sono cresciuti negli anni di rivoluzioni culturali, manifestazioni studentesche, pacifismo, femminismo e movimento hippie. Credono nel gioco di squadra, nei rapporti diretti tra le persone e nel valore dell’esperienza. Caratterizzati da una forte etica del lavoro, hanno raggiunto e tuttora occupano posizioni di successo, con redditi mediamente elevati e sicuri, ma mantengono una forte predisposizione al risparmio.

 

  • Generazione X (nati tra il 1964 e il 1979)

 La generazione X, quella degli attuali quaranta-cinquantenni, è una generazione un po’ indefinita che sembra rimasta schiacciata tra quella che la precede, che ha goduto della crescita economica, e quella che la segue, più portata a sfruttare le nuove tecnologie. Questa generazione ha vissuto grandi eventi storici, come la caduta del muro di Merlino e la fine della guerra fredda. Il termine X deriva dal romanzo Generation X di Doug Coupland, il primo ad aver delineato un ritratto di questa generazione sottovalutata. Rispetto ai baby boomer sono meno ottimisti, hanno stipendi inferiori e aspirano a un maggior equilibrio tra vita personale e lavoro.

 

  • Generazione Y (tra il 1980 e il 1995)

La generazione Y, chiamata anche generazione dei millenial, è cresciuta durante il boom tecnologico, tra smartphone e social network, e ha visto eventi imprevedibili come il crollo delle Torri Gemelle, attacchi terroristici e disastri naturali (uragani, tsunami e terremoti). I millenial sanno usare e si affidano completamente al web e alla tecnologia, e per questo li si identifica con la generazione del “tutto e subito”. Spesso classificati come “bamboccioni”, in realtà faticano a inserirsi in una situazione lavorativa sempre più precaria, con alti livelli di disoccupazione, che li costringe e vivere ancora con la famiglia.

 

  • Generazione Z (nati dopo il 1995)

A far parte della generazione Z sono i più giovani, coloro che cominciano ad affacciarsi al mondo del lavoro. Ancora più dei loro fratelli maggiori millenial, sono “nativi digitali”, totalmente immersi nel mondo virtuale; comunicano con la tecnologia, utilizzando un linguaggio abbreviato, immagini e video. Sono velocissimi nell’apprendere ma faticano a rimanere concentrati e a leggere poche righe. Abbracciano valori come la tolleranza, l’apertura, la condivisione, e sono molto attenti alle tematiche ambientali.

 

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