Secondo la ricerca americana condotta dal National Institute of Mental Health su un campione di popolazione, la paura di parlare in pubblico è risultata essere al numero uno della top 10 delle fobie più diffuse (condivisa dal 74% degli intervistati). Sempre secondo questa ricerca la glossofobia, termine tecnico che indica tale paura, si posiziona prima della paura della morte (al secondo posto), dei ragni, del buio, di volare.

 

 

Facciamo un salto indietro nel tempo, fino al 1973 tra le 14 fobie citate nel libro The Book of Lists di David Wallechinsky, la glossofobia occupa sempre il podio (41% delle persone ha paura di parlare davanti al pubblico, mentre solo il 19% teme la morte).

 

A distanza di più di 40 anni e confrontando i dati sembra che la paura di parlare in pubblico sia una costante che accomuna molte persone.

 

I vantaggi di provare paura

Gli studi dimostrano che la paura provata in situazioni difficili può paralizzarci (effetto Freezing), renderci aggressivi (Fight) o spronarci alla fuga (Flight). Pensiamo ad esempio ai nostri antenati di fronte ai grandi predatori: potevano rimanere immobili, attaccare o ad esempio cercare di scappare. Tornando ai giorni nostri, in situazioni in cui ci sentiamo sottopressione davanti alle nuove richieste di un responsabile, come reagiamo? Alle volte cerchiamo delle giustificazioni, oppure alziamo i toni in difensiva o, quasi inermi, accettiamo la nuova sfida.

La paura è, dunque, un’emozione funzionale: ci avverte della presenza di un pericolo e ci prepara ad affrontarlo. Domina da sempre la vita dell’uomo, dimostrando di essere fonte di energia e compagna preziosa della razionalità, perché ci supporta nel prendere decisioni immediate.

È importante a questo punto sottolineare che solo in relazione alla paura esiste il coraggio. Come disse Nelson Mandela: “L’uomo coraggioso non è colui che non prova paura ma colui che riesce a controllarla.”

 

Le emozioni sono alleate nel public speaking

Parlare in pubblico non è solamente trovarsi su un palco in una convention, vuol dire ad esempio trovarsi a condurre una riunione, un incontro con i clienti, una call con un fornitore, senza considerare che nel mondo della vendita ogni incontro con un cliente è un momento in cui è coinvolta l’arte oratoria.

Durante tali occasioni, all’insorgere di paura, angoscia ma anche serenità o fiducia, dobbiamo ricordarci che l’emozione provata ci fornisce la giusta tensione e carica energetica verso il nostro obiettivo.

Ogni segnale emotivo è dunque uno stimolo per il nostro corpo (pensiamo alle reazioni fisiche che abbiamo quando siamo arrabbiati, felici, annoiati etc..) e per la nostra mente (cosa succede ai nostri pensieri?).

Tutte le emozioni sono nostre preziose alleate, ci sostengono e ci spronano ad agire in tutte le situazioni, stressanti o meno, personali o professionali. Non esiste emozione negativa o positiva, è la nostra percezione (la nostra pancia) ad attribuire queste etichette.

 

Gestire le emozioni

Le emozioni non si possono imbrigliare e non si può far finta che non esistano per evitarle. Il consiglio è di lasciarle sempre fluire nel corpo e di riflettere su come renderle nostre complici nella specifica situazione (possono suggerirci di essere prudenti, attenti, …).

Ad esempio quando siamo vittime di un corto circuito emotivo (ovvero quando la paura è tale da paralizzarci, quando non riusciamo a proferire parola) possiamo dichiarare apertamente ai nostri interlocutori la nostra agitazione. In tal caso meglio non essere troppo giudicanti verso se stessi ma ricordarsi che per il principio dell’empatia chi ci osserva riesce a immedesimarsi in noi e a capirci.

Un altro modo per non farci travolgere dall’emotività è ancorarsi al discorso. Come dice Catone “Abbi ben chiare le cose da dire: le parole verranno.”

Per questo è fondamentale dedicare il giusto tempo alla preparazione.

La preparazione è la condizione necessaria per il successo. E’ lo step della progettazione e della ripetizione, nel quale diamo forma al discorso, prendiamo confidenza con i toni e le parole di ingaggio e pre-vediamo lo speech.

Pre-vedere vuol dire proprio visualizzare con attenzione il momento, i partecipanti, lo spazio, le sedute, i nostri gesti e come vorremmo sentirci.

Anche gli atleti agonisti prima di una gara ripetono mentalmente i gesti che faranno per acquisire sicurezza, concentrazione e rilassamento (allenamento ideomotorio).

È la connessione mente-corpo che ci aiuta a generare lo stato d’animo desiderato. Basta anche un solo minuto di meditazione per scoprirne la grande potenza.

 

Le emozioni ci fanno da specchio

Immaginiamo questa situazione: lo speaker parla e nella platea c’è chi guarda lo smartphone, chi cerca di parlare con il vicino, chi guarda verso la finestra i raggi del sole che inondano la stanza e si lascia immergere dal chiarore.

Riuscite a pensare al volto di chi sta osservando fuori dalla finestra? Gli occhi assenti, il volto immobile…ecco, ci riuscite perché è capitato anche a voi.

Riuscite a ricordare quando vi è capitato? Solitamente quando l’argomento non era interessante per noi, oppure l’oratore non ha saputo mantenere alta l’attenzione.

Cambiamo punto di vista e mettiamoci nei “panni dell’oratore”:  cosa non ha colto?

E’ evidente che non è riuscito a riconoscere i segnali emotivi delle persone.

Sguardi, posizione del corpo, gesti e mimica, espressioni sul volto…sono tutti segnali non verbali che è indispensabile imparare a decodificare per calibrare la comunicazione. Questo significa che bisogna allenarsi ad osservare attentamente le persone per riconoscerne pensieri ed emozioni.

La paura, assieme a felicità, rabbia, disgusto, tristezza e sorpresa sono emozioni che proviamo tutti in modo universale e che si riflettono sul nostro volto e nei nostri comportamenti. Esercitiamoci a riconoscerle e a nominarle correttamente in primis su di noi, per riuscire poi a coglierle negli altri e a saper così identificare quale sia la miglior strategia di comunicazione efficace da adottare (metafore, battute, esempi…)

 

Emozioniamoci!

Immaginiamo nuovamente la situazione precedente ripensandola alla luce di una buona preparazione: lo speaker parla e… tutti sono attenti.

Questa volta non solo chi parla si è riuscito a immedesimare nei “panni altrui” ma ha pre-visto il discorso, ha imparato a riconoscere le proprie emozioni e quelle degli altri, e riesce a fare leva sulla comunicazione per alimentare attenzione su di sé.

Che emozioni sta provando? Come si concluderà la presentazione?

Visualizzate la scena, immaginate le sue emozioni, questo è già il primo compito per allenarvi. Partecipa al corso “Public Speaking OMM” di 6 ore di didattica in aula a Milano per approfondire nuovi contenuti e imparare a utilizzare nuovi strumenti relativi al public speaking.

 

Lara Pieri
Trainer InformaAzione